Il blog non è più una prova

Quando nel 2008 iniziai questa avventura scrissi che lo stavo facendo per lavoro, per sperimentarne logica e funzionalità.

Oggi è luogo di relazione, memoria, scambio e conservazione di informazione, dove esprimere il mio punto di vista e ascoltare quello degli altri, moderno tazebao, ma sopratutto opportunità di conoscere cosa gli altri ‘veramente’ pensano poiché vedo come grave rischio contemporaneo, quello di pensare ciò che i mediatori televisivi di comunicazione ci dicono che pensiamo e ancor peggio di credere che quanto essi sostengono è veramente quanto pensiamo.

Il blog come alternativa al pensiero unico e autentico scambio, diretto e senza mediazione.








sabato 16 gennaio 2010

GLI EVENTI DI ROSARNO: RAZZISMO?

Possiamo etichettare come manifestazioni di razzismo gli eventi di Rosarno ?

Razzismo è stato il ritornello dei media, immigrazione mal gestita quello di una certa parte politica.

Cosa è veramente accaduto e perché? è un problema risolvibile ? e se si in quanto tempo? e con quali risorse umane ed economiche?

Si vuole risolvere il problema?
oppure
Si vuole fingere di risolverlo?

Come si è potuto arrivare a tanto? ma soprattutto si è individuato il vero problema ?
I comportamenti delle persone coinvolte mi sono sembrati quelli che gli essere umani adottano quando non temono più nulla, quando pensano di non avere più niente da perdere, quando l’esasperazione è tale che qualsiasi azione può essere compiuta.

Mi sono sentita solidale con entrambe le parti in lotta, ho intimamente compreso le ragioni degli uni e degli altri e non mi sentirei di scagliare pietre verso nessuno.

Penso che gli eventi di Rosarno siano la manifestazione di una malessere che serpeggia in ogni angolo dello stivale e che siano potuti accadere perché hanno trovato un fertile humus nel degrado sociale e politico verso il quale il paese scivola ormai da anni.

Penso che il problema da risolvere sia il conflitto sociale in atto, conflitto sociale generato da evasione fiscale e illegalità diffusa che favorisce la criminalità organizzata.

Evasione fiscale e illegalità diffusa ad ogni strato sociale.

Dov’è finita la società civile? non esiste più oppure non ha voce perché voce sembrano avere solo colore che indicano l’altro come causa e manifestazione dei disagi sociali, perché non siamo più capaci di autocritica, perché ognuno di noi sempre pensa di essere nel giusto e l’altro invece sempre nel torto ?

Non sono ottimista.

Dall’attuale classe politica non mi aspetto più nulla, mentre spero che la società civile trovi voce attraverso i nuovi strumenti di comunicazione che la rete mette a disposizione, sono le radici sane che vivificano l’albero e fanno ricca la chioma e le radici siamo NOI.

Marziana

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Giro qui sotto un documento, che mi è arrivato tramite il gruppo GAS (Gruppo di Acquisto Solidale) di cui faccio parte, sulla posizione di Banca Etica a proposito dei recenti fatti di Rosarno, testo che è presente anche sul loro sito. Mi sembra un segno concreto di qualcuno che fa qualcosa in merito.


I gruppi GAS da sempre si propongono di acquistare da produttori etici, argomento che Rosarno ha ulteriormente portato al centro delle discussioni interne di tali gruppi, soprattutto in merito alle arance e altri agrumi che riceviamo dal sud Italia. Forse non avremo accesso ai libri contabili, contratti di lavoro, ecc. di questi produttori per avere la certezza ultima, ma credo che la pressione costante che i GAS esercitano sia importantissima, soprattutto se consideriamo che i GAS sono una realtà in notevole crescita. E siccome il denaro 'canta', spero e mi auguro che prossimamente il coro diventi sempre più assordante!

Un saluto, Giulia

Anonimo ha detto...

TESTO DELLA MAIL DI GIULIA
PRIMA PARTE

Per gli immigrati di ROSARNO e di tutte le Rosarno d'Italia
Banca Etica sostiene chi lotta per la legalità e per il diritto di essere


Di nuovo in Italia accadono cose che non hanno riscontro in nessun altro stato europeo o occidentale. Non è la prima volta che esplode una violenza di massa di tali proporzioni né è la prima volta che la criminalità organizzata fomenta e dirige incursioni razziste che ricordano altri paesi e altre epoche oscure. Era già avvenuto a Napoli due anni fa con i roghi dei campi Rom.


Non è la prima volta che gli immigrati sono i soli a ribellarsi alla sopraffazione mafiosa e
alla quotidiana negazione dei loro diritti da parte di padroni e caporali.Era già avvenuto a Castel Volturno poco più di un anno fa. Viviamo in un paese così addormentato che solo coloro a cui la legge nega tutti i diritti, persino il diritto alla salute, e il diritto all'istruzione dei propri figli, infine il diritto di esistere, finiscono per restituire agli italiani una dignità che tutti sembriamo aver dimenticato.

Anonimo ha detto...

TESTO DELLA MAIL DI GIULIA
SECONDA PARTE

A nessuno è importato dei lavoratori stagionali di Rosarno finché raccoglievano in silenzio arance e clementine per 20 euro al giorno, di cui 6,5 andavano al caporale per coprire la sua percentuale e pagare il trasporto sui campi, il pranzo e la doccia. A poco sono servite le denunce di qualche coraggioso reporter, di organizzazioni private come Medici Senza frontiere, o più istituzionali come l'UNHCR in questi anni, sulla vita indecorosa, lo sfruttamento e la violenza cui erano costretti migliaia di immigrati, clandestini e non, nel sud del paese.


Solo oggi, come in un recente passato, mentre disturbano il normale e quotidiano tran tran > della schiavitù con la loro ribellione, sembrano improvvisamente esistere.Un'esistenza che va rimessa nell'oblio. Il Ministro degli Interni parla di eccessiva tolleranza verso l'immigrazione clandestina, mentre alcuni quotidiani hanno tranquillamente scritto a tutta pagina "Hanno ragione i negri" o "Mandiamoli a quel paese".

Strumentale e vergognoso ridurre tutto ad una questione giuridico formale: la maggior parte di loro sono in Italia da anni con un regolare permesso di soggiorno. Ma anche quelli che non ce l'avessero sono da tempo sfruttati dal settore agricolo, complice la mafia, e tenuti a bada nei sotterranei sporchi e maleodoranti della società. Utili al sistema, ma invisibili. Tutto questo è la negazione dei valori per cui Banca Etica è nata.E' soprattutto la negazione di quello che chiamiamo legalità, un valore che per la Banca non è negoziabile.
Per sostenere la legalità e costruire un mondo diverso e migliore sono nate, proprio in Calabria, tante iniziative che Banca Etica ha finanziato e sostenuto in questi anni: le
cooperative di Monsignor Bregantini, Riace, la Cooperativa Valle del Marro.Ma anche il resto del Meridione, in Sicilia, in Campania, in Puglia e in Basilicata, ospita realtà che lottano contro la mafia, integrano gli "stranieri" e si adoperano per la giustizia sociale e la convivenza.

Proprio queste realtà, in questi giorni, hanno dato prova di solidarietà e di capacità di
intervenire proprio dove lo Stato stava invece latitando. Riace ha offerto solidarietà ed alloggio ai lavoratori stagionali cacciati da Rosarno.Don Pino De Masi, ispiratore della Cooperativa Valle del Marro, ha evitato con la sua mediazione che le cose peggiorassero ulteriormente.

Il Consiglio di Amministrazione e i dipendenti di Banca Etica denunciano il degrado culturale, civile e politico nel quale questi eventi trovano terreno fertile e futuro e: - chiedono che gli organi istituzionali competenti e le associazioni di categoria facciano sentire la voce della legalità e della giustizia, evitando di trasformare questi episodi in una vergognosa foglia di fico per nascondere problemi che chiedono da tempo risposte e decisioni; - reclamano un trattamento umano e dignitoso per i lavoratori, siano essi regolari e non, per non essere colpevoli di sfruttamento collettivo quando sulle tavole arrivano le arance calabresi e altri prodotti della terra.

Non è credibile esportare democrazia da un paese che ha dimenticato la solidarietà, la giustizia, l'umanità. E non si può omettere che la responsabilità dei fatti di Rosarno ricade anche su tutti coloro che usufruiscono dei vantaggi di una economia che si basa sullo sfruttamento ed in cui evidentemente i concetti di concorrenza, trasparenza e responsabilità sono ignorati.

11 gennaio 2010
Milano, Padova, Roma, Firenze, Palermo, Napoli, Bari, Bologna, Brescia, Treviso, Vicenza, Genova, Torino.

Il Consiglio di Amministrazione e i dipendenti di Banca popolare Etica e della Fondazione Culturale Responsabilità Etica.

Anonimo ha detto...

Ciao, Marziana

ti ringrazio della possibilità che mi stai dando.

Ripensare al momento nel quale, aprendo il televisore su uno dei tanti tg, ho visto l'immagine(le parole, i commenti erano di sottofondo, solo un brusìo) di una guerriglia, perchè questo era, mi coglie ancora impreparata. Non so esprimere a parole l'emozione che ho provato:stizza, vergogna, senso di colpa o patetico misto che fosse.

Siamo capaci solo di urlare,di colpirci a vicenda, di alzare le mani o la voce perchè solo così speriamo di ottenere. Ci hanno inculcato questo?

Non ho citato una parte o l'altra, non riesco a schierarmi, non ho capito chi e quali siano gli esseri più esasperati.

Il risultato ce l'abbiamo sotto gli occhi. L'importante è non fare finta di nulla.

Ciao

Anna

Marziana ha detto...

Non posso che condividere il contenuto del messaggio di Banca Etica pubblicato da Giulia , ho provato gli stessi sentimenti tanto bene espressi da Anna ed ha ragione Daniela quando afferma:
“responsabili di questi gravissimi fatti però sono a vari i livelli. Dal bracciante agricolo fino ad arrivare, al ministro dell’interno, del lavoro, dell’agricoltura. Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla per evitare che questa bomba ad orologeria scoppiasse”.

Credo sia per tutti chiaro che la politica ha responsabilità gravissime.

Però… già però l’Italia è una democrazia rappresentativa, appunto ‘rappresentativa’ siamo noi ad eleggere ad ogni livello (comune, provincia, regione e nazione) chi ci rappresenta ed è intorno a questo cardine che ho scritto le poche righe pubblicate; un forte richiamo alla responsabilità individuale da cui noi ci si può sottrarre.
Sottrarsi alla responsabilità è il più grave degli errori perché ha come conseguenza la ricerca del colpevole piuttosto che la risoluzione del problema; l’altro ancor più grave errore è di non comprendere la ‘consegna’ ovvero non comprendere il problema da risolvere. Nello specifico il problema non è il razzismo ma l’illegalità e il sopruso.

Nel tempo storico della rivoluzione francese il povero, il miserabile era un francese, il colore della pelle, la lingua e il territorio di appartenenza erano gli stessi per tutte le parti in lotta e questo non ha cambiato l’agire che si è concretizzato nella rivoluzione, ma, il vero nodo da sciogliere allora come ora è la differenza di classe , inteso come diverso accesso alla ricchezza, intesa come la Terra e i suoi frutti. Avrei potuto citare la rivoluzione russa del ’17 poco importa, ciò di cui importa sono i comportamenti umani di fronte al medesimo problema: qualcuno ha fame e non ha nulla per saziarsi e qualcuno ha troppo e in abbondanza, questo innesca un processo inevitabile; la pace sociale continuerà ad essere un miraggio fintanto che le pance di troppi rimarranno vuote, tutto questo non ha nulla a che vedere con il razzismo ma molto invece con il sopruso e l’ingiustizia.

Marziana

Anonimo ha detto...

“Lo ripeto spesso e non mi stancherò mai di affermarlo, finchè avrò voce: tutto
inizia dal disprezzo che ti fa considerare l’altro diverso da te. Quando si
incomincia a vedere chi ti sta di fronte come un qualcosa che appartiene a una
specie aliena, un sottoprodotto del mondo animale, si finisce con l’agire di
conseguenza o permettere che nei suoi confronti siano perpetrati i peggiori
crimini, magari in nome della preservazione di una supposta identità”(Roberto
Pettinaroli, Campo di betulle. Shoah: l’ultima testimonianza di Liana Millu).

Mi sono imbattuta in queste parole, e mi sono sembrate le uniche adatte ad
esprimere quel concetto di cui ti avevo già inviato poche frasi in precedenza.
Come vedi, anche in questo caso le posizioni, i punti di vista, si intersecano
con ambiguità: chi e quali consideriamo i sottoprodotti, la specie aliena?
Avevo parlato di guerriglia. Sicuramente è una guerra fra poveri. La più
meschina. Quella che suscita più pietà, ma che di fatto poi non viene
combattuta, anzi al contrario attentamente snobbata, in taluni casi fomentata.
Quella che fa dissentire i benpensanti, così lontani da un mondo fatto di
povertà, pieno di umiliazioni e vuoto di affetti.
Scusami se sono stata così cruda.
Anna