Il blog non è più una prova

Quando nel 2008 iniziai questa avventura scrissi che lo stavo facendo per lavoro, per sperimentarne logica e funzionalità.

Oggi è luogo di relazione, memoria, scambio e conservazione di informazione, dove esprimere il mio punto di vista e ascoltare quello degli altri, moderno tazebao, ma sopratutto opportunità di conoscere cosa gli altri ‘veramente’ pensano poiché vedo come grave rischio contemporaneo, quello di pensare ciò che i mediatori televisivi di comunicazione ci dicono che pensiamo e ancor peggio di credere che quanto essi sostengono è veramente quanto pensiamo.

Il blog come alternativa al pensiero unico e autentico scambio, diretto e senza mediazione.








lunedì 29 marzo 2010

Io, speriamo che me la cavo

Nulla più dei numeri e delle percentuali da conto di informazione non opinabile, tranne che in politica; in politica anche i numeri sembrano racchiudere un’opinione.
Come ormai sempre accade, tutti hanno vinto e nessuno ha perso. Ognuno reclama per se un risultato importante, forte e significativo, al minimo una buona tenuta.
Il dato più significativo e certo sin da ieri sera, l’enorme aumento dell’astensionismo, già in atto da alcuni anni, viene ignorato in una babele di parole vuote, inutili perché false e menzognere, e viene mandato ancora in onda il gioco delle tre carte, lo show di una contrapposizione insensata e fine a se stessa.

Il paese sembra più maturo, consapevole e responsabile della sua classe politica; eppure dovrebbero essere i migliori di noi ‘eletti’ alla guida del paese, e così pare accadere nelle altre democrazie europee, meno corrotte e con un basso livello di illegalità sociale (evasione fiscale, rispetto delle regole), come mai invece in Italia sembrano essere i peggiori ‘eletti’ alla guida del paese?

Cosa non funziona e non ha funzionato in questo paese che vive ormai da quasi vent’anni in mezzo al guado, se non in una palude, tra la prima e la mai raggiunta seconda Repubblica?

giovedì 18 marzo 2010

Sulla Brutalità della Classe Politica

Oggi, dopo aver parlato al telefono con un caro amico la cui moglie è in fin di vita, ho fatto alcune riflessioni intorno alla vita, alla malattia, alla morte, al fine di vita, al dolore, alla sofferenza, alla fragilità e in tutta onestà e franchezza sento di poter  affermare che l'attuale classe politica ha toccato il massimo di Bestialità e Brutalità in merito alla vicenda di Eluana Englaro.

Marziana

martedì 16 marzo 2010

Intorno alla Democrazia

Stiamo viveno un tempo 'buio' dal punto di vista della democrazia e a mio avviso quanto succede è ancor  'peggio' degli eventi,  seppur violenti che hanno caratterizzato gli anni '70.

Tre anni fa ho fatto una ricerca sul voto elettronico, il cui testo si puo' visionare ai seguenti link:

testo pdf

Slides

e di cui di seguito incollo un significativo estratto:

Le dittature per instaurarsi o perpetuarsi di solito usano

mezzi violenti, ma il potere può essere preso e mantenuto

anche in modo non violento facendo uso di brogli elettorali.

Qualora tali brogli non fossero visibili, noi cittadini non ci

accorgeremmo neppure di vivere in una dittatura poiché

continueremmo a votare, ignari di farlo inutilmente.

aggiungo una importante considerazione.

La Democrazia è un sistema la cui massima espressione è il voto.

Nel tempo in cui viviamo,  gli strumenti di comunicazione, sempre più potenti e pervasivi, unitamente alla conoscenza dei comportamenti umani psicologici e sociali , consentono la manipolazione delle persone e delle coscienze e quindi la manipolazione della democrazia.

Marziana

giovedì 4 marzo 2010

Convegno "Il corpo delle donne"

Il MOICA ha organizzato per sabato 6 marzo p.v. dalle ore 9,30 alle ore 13,00 presso il Teatro Balestrieri in via Balestrieri, 1 a Brescia il convegno "Il corpo delle donne" tratto da una lettura de http://ilcorpodelledonne.net/?page_id=899 pubblicazione on line di cui si è già tanto parlato, ma sempre fonte di riflessione.

http://marzianaonline.blogspot.com/2009/09/il-corpo-delle-donne-24-minuti-ben.html

OGM SI OGM NO

Questa mattina su rai-radio uno sta andando in onda un programma sugli OGM.
Tra le varie opinioni andate in onda c'è quella dei  fautori del 'SI'  che tacciano coloro che sono contrari di oscurantismo scientifico, come avvenne con Galileo.

Ritengo doverosa una precisazione, Galileo era un osservatore della realtà e nei suoi scritti sui massimi sistemi, osserva e conferma quanto osservato da Copernico, ovvero ciò che oggi tutti sappiamo, che la terra gira intorno al sole e non viceversa, ma Galileo non modificava il sistema, prendeva atto di come il sistema funzionava.

Oggi con gli OGM, manipoliamo, modifichiamo, l'azione è ben altra e al di la di qualsiasi opinione,  penso che vada applicato il 'PRINCIPIO DI PRECAUZIONE'.

Confesso anche il mio grave peccato, non nutro tutta questa fiducia nella scienza, meglio negli scienziati, sono persone come tutti e come tutti sbagliano, e la storia scientifica è li a dimostrare tutti gli errori degli scienziati nel tempo, non si capisce perchè oggi gli scienziati non dovrebbero più sbagliare.

Non voglio commettere l'errore di mettere la scienza e gli scienziati sull'altare dal quale togliere dio è stata una grande fatica.
Non metto nessuno sull'altare, nel mio mondo gli altari non esistono e poichè l'altare non è una mia costruzione mentale, nulla puo esservi posto sopra.
Marziana

mercoledì 3 marzo 2010

Condizione femminile

Gli anni 70 con la legge/referendum sul divorzio, la riforma del diritto di famiglia e la legge sull’aborto sono stati decisivi per la nostra società. Da allora il modo di pensare e vivere degli italiani è iniziato a cambiare.
Le donne in particolare, grazie a queste norme ed alla diffusione della scolarizzazione, hanno ottenuto nuovi strumenti di emancipazione.

Evidenti cambiamenti sociali sono stati l'incessante riduzione dei matrimoni e del tasso di natalità. Non che le donne sentano meno il desiderio di maternità. Sono solo più coscienti e responsabili delle incombenze che gravano su di loro. Doppio lavoro (di cura e produttivo) e rischio povertà nel caso di separazione con figli (oggi il rapporto è 1 separazione ogni 3 matrimoni),

Ma dopo 40 anni il nostro paese, per quanto riguarda la condizione femminile, dove si colloca?

Guardando i dati ISTAT
(Testo di presentazione)

risulta che l’'Italia in vari settori è sotto la media europea.

Perché?

Alcune motivazioni potrebbero essere:

- la donna in questi anni , ha camminato. L'uomo non è stato al passo. La coppia anziché costruire un rapporto di reciprocità è rimasta ferma ad una relazione di complementarietà, ai vecchi ruoli;

- manca lo stato sociale. Finche lo stato non riconoscerà valore pieno al lavoro di cura e non permetterà un equilibrio tra lavoro riproduttivo e produttivo in termini di tempo e distribuzione dei compiti, la donna sarà sempre penalizzata;

- il desiderio di uguaglianza e pari opportunità, rivendicato e cercato, non è stato interiorizzato da molte donne italiane. Si spiegano così i loro sensi di colpa nascenti, lavorando, dal dedicare poco tempo a figli, marito, casa.

E poi lo si vede nel modo di educare i figli , soprattutto i maschi. Le donne dimenticano spesso che sono le madri, principali figure di riferimento, a trasmettere modi di pensare e comportamenti, dalla più tenera età in avanti.
Una signora di origine svizzera, in Italia dall'età di 18 anni mi diceva che suo figlio condivide con la compagna tutte le incombenze familiari. Condivisione a suo tempo da lei vissuta con il fratello, in base all'educazione ricevuta dalla madre e dalla nonna. Questo accadeva in Svizzera 35 anni fa.

Giro la domanda.

lunedì 1 marzo 2010

Chi può permettersi di avere un bambino?

Alcuni giorni fa ho sentinto un'intervista al telegiornale. Una manager, che dopo dieci anni di lavoro a capo di un team di persone presso la propria ditta (red bull), si è concessa di avere un bambino. Al rientro è stata demansionata per poi essere costretta a dare le dimissioni.
Mi ricorda i racconti di mia madre, quando negli anni 60, le donne erano invitate a licenziarsi dopo essersi sposate.
Ieri sul Giornale di Brescia ho letto tra le lettere al Direttore lo sfogo di una giovane madre sullo stesso argomento. Una ragazza di 26 anni che ha voluto mettere al mondo un bambino. E fin qui tutto bene, ma dopo? Se non hai i nonni, a chi lo lasci il bambino? Pensi all'asilo nido, ma le liste d'attesa sono lunghe e i costi elevati.
Allora che non scelta ha la donna? Ancora come tanti anni fa, licenziarsi.
Vorrei che qualcuno si accorgesse, donne e uomini, che anche in questo modo cancelliamo il futuro.

BE STUPID?

Scrive Annamaria Testa, studiosa di comunicazione, a proposito della rappresentazione delle donne nella pubblicità:
“Una premessa necessaria: gli spazi e i tempi della pubblicità sono esigui e costano molto. In una pagina, un manifesto o 30 secondi (ma a volte 20 o 15) di telecomunicato bisogna mettere diverse informazioni: qual è il prodotto di cui stiamo parlando, quali sono le sue caratteristiche, perché è desiderabile, chi è il consumatore e qual è il suo stile di vita, quali vantaggi ricava quel consumatore dalla scelta di quel prodotto. E' un sacco di roba, a cui vanno aggiunti gli indispensabili connotati emozionali che trasformano i contenuti di un tetro documento di marketing in comunicazione pubblicitaria fatta di parole e immagini. Cioè in un messaggio strutturato che, oltre ad essere dotato di uno straccio di logica narrativa, deve possibilmente risultare facile da capire, sorprendente, attraente, memorabile, convincente e breve.
Gli esseri viventi che si vedono dentro i messaggi pubblicitari sono per forza di cose (cioè per assenza dello spazio e del tempo necessari a sviluppare una narrazione articolata) ridotti a stereotipi. Questo capita nella stragrande maggioranza dei casi e non solo con le donne, ma anche con gli uomini, i bambini, gli adolescenti, gli anziani e la famiglia nel suo complesso, animali domestici compresi …. Non dimentichiamo che il fine della pubblicità non è produrre narrazioni, ma sviluppare proposte di vendita all'interno delle quali lo stereotipo è funzionale proprio nella misura in cui non rimanda ad individui, ma a categorie. (.....)
La pubblicità non si colloca mai all'avanguardia proprio perché la sua vocazione è farsi accettare facilmente, rispecchiando il sentimento medio del pubblico. (....)
Insomma, poiché la pubblicità, come ogni altra forma di discorso persuasivo, si fonda sul consenso, e poiché il consenso si guadagna essendo conformisti (e magari trasgressivi nelle forme, giusto per colpire e farsi ricordare. Ma difficilmente nella sostanza), non appena cambierà davvero il ruolo delle donne cambierà anche il ruolo delle donne negli spot. La pubblicità non mancherà di registrare il cambiamento, magari amplificandolo. Ma un attimo dopo. Di sicuro, nemmeno un attimo prima.”
(in L. Lipperini, Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli 2007)
E' questa una premessa necessaria anche alla mia riflessione sulla nuova campagna pubblicitaria di Diesel jeans che immagino molti di noi avrà visto campeggiare sui muri delle nostre città.
Lo slogan è: BE STUPID.
Mi piacerebbe scrivere un lungo testo, analizzando ogni motto (L'intelligente critica, lo stupido crea; L'intelligente può avere il cervello, ma lo stupido ha le palle; L'intelligente riconosce le cose per come sono, lo stupido vede le cose per come potrebbero essere), definendo magari il target di vendita (gli adolescenti) per capire stupid e smart che cosa significano in realtà, quale mondo emotivo riescono ad evocare così da rendere il prodotto altamente desiderabile.
Vorrei anche fermarmi a riflettere sulla stupid philosophy (Il mondo è pieno di persone brillanti che fanno ogni tipo di cosa intelligente. La cosa intelligente è stare con gli stupidi, noi stiamo con gli stupidi. La stupidità è l'implacabile caccia ad una vita priva di rimpianti. Il fatto è che se non abbiamo pensieri stupidi non abbiamo del tutto pensieri interessanti. L'intelligente può avere dei programmi, ma lo stupido ha le storie. L'intelligente può avere l'autorità ma lo stupido ha l'inferno di una sbornia. Non è furbo prendersi dei rischi, è stupido. Essere stupido è essere coraggioso. Lo stupido non ha paura del fallimento. Lo stupido sa che ci sono cose peggiori del fallimento, come nemmeno provarci. L'intelligente ha una buona idea e quell'idea era stupida. Non puoi essere più brillante di uno stupido, quindi non provarci. Ricorda. Solo lo stupido può essere veramente brillante. Allora, allora, allora, sii stupido!) e sul modello di approccio alla vita che propone, ammiccando a tutti gli “sfigati” che finalmente potranno avere le loro vendetta sui “fighetti”, i leader che vestono nel modo giusto, che hanno sempre la battuta pronta e che riescono sempre a stare con la ragazza più carina del gruppo.
Invece poiché questo blog è uno spazio di dibattito, faccio una riflessione partendo da quanto affermato da Annamaria Testa, e chiedo il vostro parere.
La pubblicità comunica utilizzando il linguaggio in maniera ardita, insolita, e spesso riesce a trovare nuovi modi di utilizzo della sintassi, soprattutto negli spot televisivi: condensare un racconto complesso, ricco di sentimenti e rimandi, con un messaggio specifico che deve modificare i comportamenti e le abitudini di molti è davvero un'arte. Ma un'arte che deve essere accettata dai più e quindi per sua stessa natura conservatrice. Vale a dire che in una confezione insolita, sorprendente, arguta e sperimentale c'è confezionato un regalo banale e scontato.
Allora, tornando alla campagna BE STUPID, quale stereotipo di adolescente è stato usato per questa campagna pubblicitaria? E soprattutto quale tipo di adolescente viene fotografato per convincere i ragazzini a comperare i prodotti Diesel jeans?
Non voglio credere, ingenua me, che i giovanissimi siano quella massa di vuoti senza cervello che tratteggia questa campagna pubblicitaria. Anzi, i ragazzini che conosco io sono abbastanza smart da dedicare parte della loro estate ai più piccoli, sono così cool che eleggono un Sindaco dei ragazzi che va dal Sindaco a reclamare spazi e progetti, hanno progetti sulle loro città che vivono da veri protagonisti.... forse però sono solo una minoranza e per questo non troveranno spazio nei racconti dell'advertisement.
Resta il fatto che, eticamente, certi modelli proposti come vincenti sono da combattere e come consumatori abbiamo il coltello dalla parte del manico. Da parte mia, quindi, non potendo fare altro, ho smesso da un po' di comprare detersivi consigliati da smaglianti casalinghe accecate dal bianco del loro bucato!