Il blog non è più una prova

Quando nel 2008 iniziai questa avventura scrissi che lo stavo facendo per lavoro, per sperimentarne logica e funzionalità.

Oggi è luogo di relazione, memoria, scambio e conservazione di informazione, dove esprimere il mio punto di vista e ascoltare quello degli altri, moderno tazebao, ma sopratutto opportunità di conoscere cosa gli altri ‘veramente’ pensano poiché vedo come grave rischio contemporaneo, quello di pensare ciò che i mediatori televisivi di comunicazione ci dicono che pensiamo e ancor peggio di credere che quanto essi sostengono è veramente quanto pensiamo.

Il blog come alternativa al pensiero unico e autentico scambio, diretto e senza mediazione.








giovedì 19 giugno 2008

La Vita è un valore

Nove anni fa, in occasione delle elezioni amministrative, mi fu chiesto di scrivere un breve articolo, da pubblicare sul notiziario locale, che esprimesse al femminile il punto di vista sulla sicurezza.

Il tema è tuttora di grande attualità e a distanza di nove anni 'purtroppo' anche il mio articolo. Poco o nulla pare cambiato.

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La vita è un valore

Oggi vivere è difficile. Chi di noi non ha affermato questo almeno una volta nella vita?
Quanti hanno cercato la risposta a quel male sottile che ogni giorno si insinua nelle nostre vite, impedendoci di goderle?
Quanti di noi si chiedono perché la mattina ci muoviamo come automi, rispettando agende con impegni infiniti, super organizzati, giocando sempre d'anticipo perché altrimenti "non ci stiamo dentro"?
Corriamo sempre, sempre più in fretta, verso una meta remota che non sappiamo più dove si trovi. Corriamo perché tutti corrono, perché il tempo sfugge, perché se non corri sei fuori. Corriamo perché...
E alla sera rincasiamo, esausti, incapaci di un sorriso, senza più una scintilla di vita e il giorno dopo ricominciamo, schegge impazzite nelle metropoli della pubblicità, dei centri commerciali, scatole vuote senza più essenza. Abbiamo creato un sistema che ci stritola e del quale siamo diventati
servitori piuttosto che fruitori. Ma non dovrebbe essere il sistema al servizio dell'uomo?
L'uomo come centro; la vita come valore primario.
Tutto questo dov'è finito? Al centro è stato posto il "Mercato", il "Denaro" e noi giriamo attorno a questo centro e ogni giorno combattiamo per questo obbiettivo; ma il denaro è solo un mezzo, serve per vivere. Senza danaro non potremmo scambiare, dovremmo tornare al baratto, un sistema scomodo, ma che forse ci darebbe nuovamente il senso del valore delle cose.
Chi sa fare, ha qualche cosa da scambiare.
Allora vedremmo quanti vivono sfruttando il valore e la ricchezza altrui. Con il denaro non vediamo più che esiste ancora lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, esiste ancora la schiavitù; semplicemente si esplicano con altre modalità, avanzate tecnologie, che danno l'idea di un'illusoria libertà.
Gli uomini, come ogni altra creatura che abita il pianeta, hanno una loro natura profonda, con la quale hanno perso il contatto. Abbiamo perso il contatto con le nostre radici ed ora vaghiamo inconsapevoli nell'etere. Negli ultimi dieci anni abbiamo avuto una recrudescenza di questo male che ci affligge. La confusione in noi è la confusione nelle nostre scelte politiche, sociali ed economiche.
Da quanto tempo non si vedono progetti politici, ma solo beghe di palazzo, delazione e distruzione dell'avversario politico, piuttosto che desiderio di costruzione di un nuovo progetto per un nuovo sistema? lo ne ho persa la memoria, per questo ho raccolto l'invito dei Socialisti Democratici ed ho deciso di muovermi, di fare qualcosa, ciò che posso.
Sono una donna e come tale ho una maggiore sensibilità verso i problemi che ogni giorno affliggono le famiglie. Strutture carenti, trasporti pubblici inefficaci, pochi e costosi gli asili nido, le scuole, per non parlare della sanità. La lista potrebbe diventare infinita e fare elenchi non serve.
Il basso indice di natalità la dice lunga sulla difficoltà di mettere al mondo un figlio, mantenerlo economicamente, dargli una guida per aiutarlo a crescere e diventare una persona serena. I più cedono le armi.
Forse non ci rendiamo conto che i bambini sono il bene più prezioso di una società, hanno un grande valore.
Ma se non rimettiamo a posto la scala dei valori non possiamo comprenderlo e allora solo il danaro pare racchiudere un valore.
Se neghiamo il valore della vita, come possono essere sicuri il nostro mondo, le nostre strade, la nostra città? Sappiamo tutti bene quanto sia pericoloso per i ragazzi e per le donne sole uscire la sera, frequentare determinate zone della città.
Tutti sappiamo, siamo super informati, quanti delitti raccapriccianti vengono commessi, quanti abusi, quante violenze. A nulla serve aumentare le difese, costruire fortezze.
Non esiste la fortezza inviolabile. Allora, che fare?
Ristabiliamo la scala, dei valori. Rimettiamo il valore dell'uomo come portatore di vita al primo posto. La gioia e la serenità come obbiettivo e proviamo a lavorare per questo. La solidarietà al posto della competizione. Lo "scambio" il dono, al posto della depredazione dell'altro.
Ritroviamo la nostra dignità, rispettiamo la diversità.
Ogni essere umano è diverso dall'altro. Noi abbiamo dato vita ad una società che ci vuole uguali, perché non ha compreso che uguaglianza significa uguali diritti, uguali doveri verso noi stessi e verso gli altri, nel rispetto della diversità di ogni essere umano, perché come mai fiocco di neve è sceso uguale ad un altro, mai essere umano è nato uguale ad un altro.

maggio-giugno 1999 – pag. 3
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lunedì 16 giugno 2008

...E SE I RIFIUTI DI NAPOLI FOSSERO RADIOATTIVI

Avevo intenzione di aprire un post con questa riflessione, vedo che ci ha già pensato Jeremy Rifkin, ecco il link:

http://www.promiseland.it
Così ci salveremo dal nucleare
Jeremy Rifkin: Le centrali sono una "soluzione di retroguardia" e non risolveranno il problema...
11-06-2008 - Fonte: La Repubblica.it
http://www.promiseland.it/view.php?id=2460

venerdì 13 giugno 2008

Metodo scientifico

Tempo fa lessi una intervista a Rita Levi Montalcini, la domanda dell'intervistatore mirava a conoscere se la nota scienziata credesse o meno in una entità superiore che in italiano viene denominata Dio.

Lei rispose che non credeva in Dio. Allora l'intervistatore le chiese se nei vari step di ricerca degli esperimenti scientifici da lei condotti, venisse valutata tra le altre ipotesi la possibilità dell'esistenza di Dio.

Lei rispose che escludeva a priori l'esistenza di Dio.

Fui molto colpita dalla risposta, non tanto perchè io creda o meno in questa entità, ma per la mancanza di metodo scientifico.
Nulla può venire escluso a priori ma se mai a posteriori dopo l'evidenza empirica, escludere qualche cosa in modo aprioristico significa di fatto falsare un esperimento già nel suo principio.
Perchè scrivo questo? da tempo ascolto, osservo, rifletto e mi pare che gli esseri umani tendano alla verifica più che alla falsificazione delle loro ipotesi, mi pare di notare una tensione quasi spasmodica a dimostrare la veridicità delle proprie tesi.
Mi chiedo se è corretta la mia osservazione e se lo è quale motivo soggiace a questo comportamento?