Il blog non è più una prova

Quando nel 2008 iniziai questa avventura scrissi che lo stavo facendo per lavoro, per sperimentarne logica e funzionalità.

Oggi è luogo di relazione, memoria, scambio e conservazione di informazione, dove esprimere il mio punto di vista e ascoltare quello degli altri, moderno tazebao, ma sopratutto opportunità di conoscere cosa gli altri ‘veramente’ pensano poiché vedo come grave rischio contemporaneo, quello di pensare ciò che i mediatori televisivi di comunicazione ci dicono che pensiamo e ancor peggio di credere che quanto essi sostengono è veramente quanto pensiamo.

Il blog come alternativa al pensiero unico e autentico scambio, diretto e senza mediazione.








lunedì 31 maggio 2010

...DELLA DIFFERENZA

"Oggi quella del TG1 è un'informazione parziale e di parte"
Con questa dichiarazione, Maria Luisa Busi lascia la conduzione del Tg1 di Minzolini. Lo scrive lei stessa in una lettera che ha affisso nella bacheca della redazione. Pubblico la lettera pensando che l'integrità e l'intellingenza non hanno differenza di genere.

Articolo di: Articolo 21, giornale on line per la libertà d'informazione

AL Dott. Augusto MINZOLINI
Al CDR
p.c. Dott. Paolo GARIMBERTI
p.c. Prof. Mauro MASI
p.c. Dott. Luciano FLUSSI
Caro direttore,
ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa e' per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilita' nei confronti dei telespettatori. Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza RAI Sergio Zavoli : "la piu'grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identita', parte dell'ascolto tradizionale".Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perche' e' un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee
diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati.
Questo e' il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non e' mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del TG1 e' un'informazione parziale e di parte.Dov'e' il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perche' negli asili nido non c'e' posto per tutti i nostri figli?Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci
mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perche' falliti?Dov'e' questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.
L'Italia che vive una drammatica crisi sociale e' finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della piu' importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di piu' alto profilo e interesse generale. Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni
professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, puo' soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori e' infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori. I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica. Un'ultima annotazione piu' personale. Ho fatto dell'onesta' e della lealta' lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non e' tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:1) respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo gia' mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralita' delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma e' palese che non c'e' piu' alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta e' fuori, prima o dopo.
2) Respingo l'accusa che mi e' stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza e' quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: "il tg1 dara' conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgera' i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico e' quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei
miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita "tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali" e via di questo passo. Non e' cio' che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate rispondera' il mio legale.
Ma sappi che non e' certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto.Non di ammirazione viviamo,dice, ma e' di rispetto che abbiamo bisogno.Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verita'. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.
Marialuisa Busi
Roma, 20 maggio 2010

domenica 30 maggio 2010

....DELLA PARITA'

Parecchio tempo fa, nel corso di una intervista, Rita Levi Montalcini disse:
"avremo veramente raggiunto la parità tra uomini e donne, quando una donna stupida siederà in un posto di potere".
Direi che proprio ci siamo, abbiamo raggiunto la parità.
Seppure esiguo il numero delle rappresentanti del gentil sesso elette  in Parlamento, alcune di esse sono Ministri dello stato e quindi 'siedono' in un posto di 'potere'.
Poco consolate e non era certo questo cui pensavo nel corso della mia vità quando combattevo per la parità di genere.
Abbiamo però dimostrato " l'assioma ", la stupidità non appartiene al genere e poichè la stupidità non appartiene al genere mi pare 'ragionevole' dedurre che anche l'intelligenze non vi appartenga.
Marziana

sabato 22 maggio 2010

POVERI UOMINI!

Sono andata al cinema due settimane fa a vedere Iron man, poi ho portato i bambini a vedere Puzzole alla riscossa e mercoledì scorso sono andate a vedere Robin Hood di Ridley Scott: mi piace andare al Cinema e con i punti-fedeltà del supermercato ci vado pure gratis.
Mi piacciono molto anche i cinque minuti prima dell'inzio del film: la pubblicità sul grande schermo è tutta un'altra cosa! Il racconto, un po' più lungo dei classici trenta secondi dello spot televisivo, si snoda affascinante, il grande schermo con i panorami mozzafiato, evocativi, ricchi.
Negli utlimi tre film questo magico momento è stato rovinato dallo spot ca...ne della Renaul Clio.
Una fila di auto parcheggiate con i loro proprietari in attesa appoggiati ai cofani, escono di corsa i bambini dalla scuola. Ah, ecco, sono dei papà felici di riabbracciare i loro piccoli. Esce, per mano alla maesta sorridente (straf...), l'ultimo bimbo che corre verso l'ultimo papà libero.... e invece no, il ragazzotto abbraccia la bellona e.... GLI ALTRI PAPA' RESTANO DI SASSO, LO GUARDANO AMMUTOLITI INVIDIANDOLO!!!! Slogan "Dalla vita aspettati di più".
Allora questo messaggio cerca di vendere un'automobile a giovani uomini che se vogliono molto dalla vita è meglio che non programmino una famiglia: si sa mai che, facendo fatica, rischino di crescere, di assumersi responsabilità, di giocare la loro vita con impegno, felici e soddisfatti del loro ruolo di compagni e padri.
Forse per degli uomini così, risulta efficacie lo slogan Be Stupid!
Se la pubblicità fotografa la realtà, streotipandola..... allora, come per le donne, negli spot i modelli maschili cambieranno quando avremo di fronte uomini nuovi.
E mi preme un'altra cosa: visto il palese attacco portato da questo spot alla famiglia, mi indigno in prima persona e invito le Associazioni che sostengono la famiglia a fare altrettanto, imparando a cogliere anche le sfumature.
Da parte mia, ai miei figli che hanno visto questo spot prima del film, ho detto che si sbagliavano, che non c'è niente di più bello nella vita che farsi una famiglia e avere un figlio... ma spero che questo lo abbiano già interiorizzato da tempo!

domenica 16 maggio 2010

Gussago, sorgente aperto

Software Open source, se ne sente parlare ma di cosa si  tratta e quali vantaggi offra, forse sono in pochi a saperlo e tra quei pochi molti hanno la convenienza a tacerne.

Le rivoluzioni  non sempre sono eventi eclatanti, sconvolgenti  che spesso si  declinano in un bagno di sangue, non di rado i veri cambiementi  dell'umanità nascono da una idea, un pensiero, di pochi all'inizio ma che nel tempo dilaga sino a diventare patrimonio di tutti.

Il 20 e il 27 maggio 2010, due serata divulgative, ore 20.30 Centro Padre Marcolini - Gussago

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