Il blog non è più una prova

Quando nel 2008 iniziai questa avventura scrissi che lo stavo facendo per lavoro, per sperimentarne logica e funzionalità.

Oggi è luogo di relazione, memoria, scambio e conservazione di informazione, dove esprimere il mio punto di vista e ascoltare quello degli altri, moderno tazebao, ma sopratutto opportunità di conoscere cosa gli altri ‘veramente’ pensano poiché vedo come grave rischio contemporaneo, quello di pensare ciò che i mediatori televisivi di comunicazione ci dicono che pensiamo e ancor peggio di credere che quanto essi sostengono è veramente quanto pensiamo.

Il blog come alternativa al pensiero unico e autentico scambio, diretto e senza mediazione.








mercoledì 9 luglio 2008

il mondo di RAWA




Alcune settimane fa sono andata ad un incontro sul tema "Democrazia e/è sviluppo".
Mi interessava l'argomento e soprattutto l’opportunità di ascoltare voci fuoricampo.
Uomini e donne che hanno vissuto in prima persona la drammaticità e i problemi di un paese come l'Afghanistan.

Vivere è altro dal vedere. Volevo provare a capire, cercare di documentarmi. Il punto di vista cambia, è totalmente diverso.
Mettersi al centro del cerchio, girarsi piano piano e il mondo appare a 360 gradi.

Così ho incontrato il mondo di RAWA. RAWA Int.
Il video di un’aderente all’associazione e una breve presentazione della rappresentante del CISDA (Coordinamento Italiano Sostegno Donne Afgane) hanno messo in luce con sensibilità e sguardo femminile, la loro attività e il loro pensiero.

Mi hanno colpito il coraggio: rischiano la vita, la volontà, la pulizia morale, la chiarezza di intenti e pensiero, che nonostante il dominio di genere trovano dentro di sè, difendendoli e coltivandoli.
Le condizioni sfavorevoli non hanno impedito la nascita di un albero meraviglioso, invisibile a chi non sa guardare, ma con profonde ed estese radici che abbracciano l’Afghanistan e non solo.

Moderne aracnidi di Internet tessono relazioni e giungono ovunque.

Potenza della tecnologia ma soprattutto dell’amore per la Vita.
Fantasmi azzurri, senza volto, senza corpo, cancellati, annullati, ma più vivi che mai.

Portano linfa al paese, a dispetto delle tradizioni, della violenza, della paura, della guerra, della miseria.
Una ribellione silenziosa: agiscono! Percorrono il territorio, parlano con la gente, raccolgono richieste, vedono i bisogni reali e poi progettano.
Come trovare luoghi da trasformare in un’aule , ambulatori.

Fanno ciò che lo stato non fa.

Nonostante le missioni di pace e gli interventi umanitari finalizzati al sostegno degli afgani, in verità sono i “portatori di pace”, ad essere salvati dalla morte dello spirito e dall’annientamento della fede.
Gli “angeli azzurri” impongono alle coscienze riflessioni, interrogativi, valutazioni che smuovono l’indifferenza, rammentando cosa significa scegliere, vivere e morire veramente.

Obiettivi fondamentali del loro agire sono istruzione ed educazione.
L’ignoranza impedisce l’ emancipazione: da uno stato fantoccio, dalla miseria, dalla guerra ed alla persona di divenire ciò che può/deve essere.
Lo hanno capito; lo sviluppo della conoscenza e della capacità di pensiero critico consentirà al loro popolo di difendere i propri diritti e di lottare contro lo status quo.

Quando si risorge, si risorge dentro e non certo fuori.
Penso che l’Afghanistan lo stia facendo, in modo lento e invisibile, grazie anche a queste donne e a tutti coloro che le aiutano.

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